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8.1.27
Paer verso il 1819
Paer verso il 1819

La trama e la musica

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Edizione

Atto primo


Dopo l'ouverture 5'24" 88Kb 92Kb, l'opera si apre con una scena di tempesta notturna durante la quale troviamo la protagonista Agnese smarrita nel bosco (Coro: «Agnese misera» 6'41" libretto 85Kb). Essa sta fuggendo da Ernesto, da cui è stata sedotta e per il quale ha abbandonato il padre. Ma l'infedeltà di Ernesto ha spinto Agnese a scappare dal compagno con la piccola figlia nata da quell'infelice unione.

Agnese incontra sul suo cammino un misterioso personaggio in catene. Si tratta di un malato di mente fuggito dall'ospedale, che altri non è se non il padre stesso di Agnese, Uberto, impazzito credendo morta la figlia e rinchiuso in manicomio. I due discutono con trasporto, ma il malato non riconosce la figlia (Duetto: «Quel sepolcro che racchiude» 6'54" libretto 72Kb). Inoltre, il custode e gli inservienti dell'ospedale irrompono improvvisamente in scena, afferrano Uberto e lo portano via. Agnese disperata decide allora di rivolgersi a Don Pasquale, intendente dell'ospedale.

Questi viene raggiunto nel suo ufficio dalla figlia Carlotta e da Vespina, le quali gli annunciano l'arrivo di Agnese e lo pregano di aiutarla. Pasquale, che deplora il passato della giovane, in un primo momento rifiuta, ma poi, vinto dalle insistenti preghiere delle due, accetta di riceverla (Terzetto: «Si dirà che siete un orso» 4'35" libretto 74Kb). Durante il colloquio Agnese prega Don Pasquale di condurla dal padre per tentare in qualche modo di porre rimedio alle sofferenze inflittegli.

Così, Agnese, Don Pasquale, il dottore Don Girolamo ed il custode giungono alla cella del malato. La scena che si presenta loro è delle più meste: Uberto, che crede Agnese morta, disegna sepolcri sul muro ed in preda alla follia passa dal pianto al riso e dalla quiete alla furia (Cavatina: «Quando lo troverò» 2'46" libretto 93Kb). Poi, ad un tratto, si calma e canticchia una canzone malinconica, che Agnese spesso soleva cantargli. Quando Agnese stessa entra nella cella intonando la seconda strofa, Uberto ha un sussulto e sembra riconoscere la figlia. Tutti credono allora ad una pronta guarigione del malato, ma è amara la sorpresa quando Uberto, nuovamente assalito da una crisi, aggredisce bruscamente Don Pasquale, venuto a stringergli amichevolmente la mano, gettando tutti nello sconforto e nella confusione (Finale I: «Ecco il soggiorno orribile» 16'15" libretto 89Kb 81Kb).

Atto secondo


Dopo la crisi, all'inizio del secondo atto Uberto dorme profondamente. Il medico è fiducioso ed ha un piano che forse farà guarire il malato. Egli ha fatto ricreare l'ambiente di casa attorno a Uberto e raccomanda a tutti di comportarsi come se nulla fosse mai accaduto e di parlargli di Agnese come se non fosse mai partita. Così, al suo risveglio, la domestica Vespina gli serve il caffè dicendo che è stato preparato da Agnese e alle domande del padrone risponde che essa dev'essere in giardino a cogliere le rose o a suonare l'arpa. A questo punto Uberto è molto confuso e non riesce a capire se tutto sia sogno o realtà (Scena: «Agnese il fé, gran dio» 2'48" libretto 58Kb).

Agnese, dal canto suo, si dispera per il dolore procurato al padre e prega il Cielo di farlo guarire. (Aria: «Da te solo, o Ciel clemente» 9'23" libretto 90Kb). Intanto Ernesto, che nel frattempo ha seguito le tracce della sposa, ferma Don Pasquale e chiede il suo aiuto per convincere Agnese a perdonarlo (Duetto: «Sì, capisco, ora v'intendo» 5'09" libretto 65Kb). Quindi Don Pasquale lo accompagna da lei, la quale dopo qualche resistenza cede infine alle insistenti preghiere di Ernesto e lo perdona accogliendolo di nuovo fra le sue braccia. Un breve coro gioioso festeggia la prossima guarigione del malato (Coro: «Evviva, il Ciel ci rende» 2'43" libretto 55Kb).

Ma sopraggiunge Uberto e tutti si ritirano pronti a eseguire il piano stabilito dal dottore. Il primo ad avvicinare Uberto è Don Pasquale, ma ancora una volta egli è aggredito dal malato. D'improvviso si sente il suono di un'arpa, che arresta Uberto gettandolo nella massima confusione. Tutti gli spiegano allora che si tratta di Agnese che si diletta a suonare. Quindi essa canta accompagnandosi all'arpa una canzone cara al padre e compie in questo modo il miracolo: Uberto si risveglia completamente ristabilito, riconosce la figlia e perdona Ernesto, il quale giura amore eterno ad Agnese (Finale II: «Se sentissi qual fiamma vorace» 15'31" libretto 78Kb). L'opera si chiude su un gioioso coro finale. 3'10").




Ferdinando Paer
Parma, 1 luglio 1771 Parigi, 3 maggio 1839
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